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e cose cambiano
Quattro anni fa un’importante studio d’ingegneria mi chiese
di fornirgli assistenza tecnica per i loro computer. Andai in un immenso studio
in via Flaminia per parlare con i titolari, un architetto ed un ingegnere molto
rispettati nell’ambiente. Ma parlare di rispetto era poco. Tutto il personale
si rivolgeva a loro con un atteggiamento riverenziale, quasi adorante. Nei
giorni in cui i proprietari erano allegri e contenti tutti si permettevano di
scherzare e parlare liberamente, ma bastava che uno dei capi avesse la luna
storta, che il silenzio e la tensione la facevano da padroni.
I due “boss”
avevano un atteggiamento amichevole, risoluto e talvolta spavaldo, come di chi
non ha bisogno di nulla, che propone e dispone ogni cosa senza che nessuno
possa obiettare. Il tono di voce era sicuro e determinato. Negli anni seguenti,
in cui ho offerto la mia consulenza e fornito i miei servizi, ho capito che
quei due disponevano di notevoli mezzi economici e prestigio in ogni aspetto
lavorativo.
Nell’anno
appena trascorso, però, è accaduto qualcosa. Uno dei proprietari si è ammalato
gravemente di un male incurabile. Ha smesso di andare a studio per lottare con
tutte le proprie forze contro il male che cominciava a divorarlo.
L’altro,
oberato di lavoro e responsabilità l’ha presto seguito, morendo per una
polmonite sottovalutata.
Nell’arco di
pochi mesi un’attività fiorente, prestigiosa, governata da due personalità
forti e determinate veniva minata alla base da eventi improvvisi e inaspettati,
ma che fanno parte della vita umana.
Questi uomini avevano basato la loro vita sul
lavoro, spendendo il loro tempo per costruire qualcosa che si è affossato
insieme a loro travolgendo anche chi, ingenuamente, si era poggiato su loro con
fiducia.
Sempre più spesso, di fronte a questi
avvenimenti, mi fermo a riflettere sulla mia posizione di cristiano in un mondo
anti Dio. Penso a quei credenti che hanno lasciato le attività “secolari” per
dedicarsi a tempo pieno al servizio del Signore e mi domando se anch’io non sia
chiamato a fare la medesima scelta.
Il compito
affidatomi di divulgare la buona notizia che Gesù è morto e risorto per darci
la vita eterna è lo scopo della mia vita.
E lo si può
raggiungere anche lavorando come faccio io, in un normale negozio.
È ovviamente
necessario un impegno costante nell’ offrire il Vangelo, nel cercare di capire
chi si ha di fronte per poter trovare la breccia che ci permetterà di
presentare Gesù. E dovremmo sentire il peso dell’urgenza di fare quest’offerta.
La vita ha
degli aspetti imprevedibili. Pensate che gli Ebrei deportati nei campi di
sterminio, solo uno o due anni prima avrebbero immaginato di essere sterminati
barbaramente? Chi ci vive a fianco apparentemente sembra non aver bisogno di
nulla, sembra essere al si sopra delle circostanze, ma in un brevissimo lasso
di tempo potrebbe venire sepolto e dimenticato.
Dev’essere
nostra cura lavorare affinché tutte le persone che frequentiamo possano
ascoltare il messaggio del Vangelo il prima possibile. “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Ma
quant’è a quel giorno ed a quell’ora nessuno li sa, neppure gli angeli dei
cieli, neppure il Figliuolo, ma il Padre solo. E come fu ai giorni di Noè, così
sarà alla venuta del Figliuol dell’uomo. Infatti, come ne’ giorni innanzi al
diluvio si mangiava e si beveva, si prendeva moglie e s’andava a marito, sino
al giorno che Noè entrò nell’arca, e di nulla si avvide la gente, finché venne
il diluvio che portò via tutti quanti, così avverrà alla venuta del Figliuol
dell’uomo” (Matteo 24:35-39).
Non sappiamo
quando il Signore potrebbe tornare.
E se fosse oggi o domani, che ne sarebbe di quelli che ci conoscono? n