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o sguardo fisso sulla “Stella”

 

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ualche tempo fa stavo seguendo la lettura della prima Epistola di Paolo ai Tessalonicesi e ho notato che ogni capitolo termina con una riflessione, una considerazione o un richiamo al ritorno del Signore Gesù.

È significativo che Paolo lo abbia fatto proprio nella sua prima epistola scritta ad una chiesa, quasi che avesse voluto chiarire qual è la speranza del credente in momenti di sofferenza.

Ci sono molte circostanze, però, che possono distogliere la nostra attenzione da questa certezza e farci deviare dalla nostra fede e testimonianza e, a volte, ci chiudiamo nel nostro guscio di regole superficiali che rendono la vita inutile e ripetitiva.

Diversi anni fa un uomo stabilì il record per l’attraversamento delle cascate del Niagara camminando su una fune.

A chi gli chiedeva come potesse farcela in un’impresa così impegnativa e rischiosa e come fosse possibile camminare restando in equilibrio su di una corda per un tratto così lungo rispondeva: “In corrispondenza del mio arrivo ho posizionato una stella che brilla per il riflesso della luce del sole.

“Non distolgo mai e poi mai lo sguardo da quella stella, tiro dritto con il solo obiettivo di raggiungerla, non guardo né di sotto né di fianco, non mi curo di ciò che la gente dice, né del rumore delle acque e neanche mi preoccupo per il movimento della corda sotto i miei piedi. Il mio sguardo è fisso e ogni passo è un deciso avvicinamento a quella stella”.

Noi, come i tessalonicesi, possiamo vivere una vita spirituale stabile e ben definita solo se guardiamo fissa la nostra stella, cioè il ritorno di Gesù. Forse qualcuno preferisce i percorsi comodi, dove andare avanti senza troppi problemi, imbottendosi di consuetudini e rituali che più o meno mettono a posto la coscienza.

Forse alcuni scelgono di non muoversi proprio, allontanando così ogni rischio.

Ma Dio ci propone ben altro. La vita cristiana è fatta di sfide da affrontare, difficoltà sempre più dure in un mondo corrotto e deviato che vuole influenzarci negativamente. L’unica cosa da fare è avere lo sguardo fisso verso la “stella”.

Noi non sapremo mai quanto sia duro e difficile abbattere un dell’indifferenza o dell’ignoranza, fintanto che non ci metteremo all’opera per abbatterlo.

Solo quando avremo messo mano agli “attrezzi” e avremo cominciato il lavoro si avvicinerà qualcuno a dirci quanto  stiamo sbagliando, quanto siamo degli illusi, quanto sia inutile quello che stiamo facendo.

E quando saremo più affaticati, stanchi, sudati e puzzolenti, verranno le persone a noi più care (quelle che, o non vedono il muro, o aspettano che cada da solo) a giudicarci male, tentando anche di toglierci le poche forze rimaste, considerando quanto siano sporchi i nostri arnesi, quanto la loro forma sia sbagliata e quanto poca sia la nostra forza, ma si guarderanno bene dal domandarci se abbiamo sete o fame, perché non vogliono aiutarci.

Una riflessione continuata sulla realtà che il Signore Gesù sta per tornare, offre a noi credenti la stabilità e la pace che si trova solo nella conoscenza e nella fede in Cristo e ci permette di superare dignitosamente ogni sopruso, ogni affronto, ogni beffa, ogni derisione o critica negativa da parte di chicchessia, perché la nostra giustizia non è qui, ma sarà fatta in cielo. n