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,  come ottimismo

 

 

 

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o letto da qualche parte che un uomo può restare per molti giorni senza bere e anche 40 giorni senza mangiare, ma non può restare a lungo senza un obiettivo.

La presenza di uno scopo da raggiungere, di una difficoltà o di un ostacolo da superare porta automaticamente con sé una componente di ottimismo, che ci fa essere convinti al cento per cento di farcela o, comunque, che la percentuale di possibilità di riuscita prevalga su quella del fallimento.

Purtroppo la società in cui viviamo tende a rifilarci sfide o scogli da superare che possono camuffarsi da obiettivo. Tutto il sistema ruota attorno alla soddisfazione personale, al raggiungimento di soddisfazioni materiali, emotive, psicologiche.

Molte carenze vissute o frustrazioni subite si trasformano in desideri insoddisfatti che spingono a cercare qualcosa che non abbiamo e che vorremmo, talvolta ad ogni costo.

Fintanto che corriamo all’inseguimento delle nostre mete terrene, la vita sembra avere un senso, così i giorni si susseguono, le settimane passano, i mesi scorrono, gli si anni danno il cambio in rapida sequenza, la società si evolve, i ritmi aumentano, e noi invecchiamo.

Man mano che andiamo avanti con l’età ci rendiamo conto che gli obiettivi del mondo perdono di valore e di consistenza e scema anche l’ottimismo, fintanto che resta legato agli scopi di questa società.

Salomone insegnava: “Ma ricordati del tuo Creatore nei giorni della tua giovinezza, prima che vengano i cattivi giorni e giungano gli anni dei quali dirai: «Io non ci ho più alcun piacere»” (Ecclesiaste 12:3).

L’inganno della società nella quale viviamo, consiste nel fatto che spesso quando raggiungiamo un obiettivo, questo non ci soddisfa come ci aspetteremmo e, dopo un breve periodo di tempo, abbiamo già dimenticato di averlo mai raggiunto.

La chiave dell’esistenza e del vero ottimismo risiede nel considerare la vita secondo l’ottica di Dio.

Conoscere la propria prospettiva eterna, grazie alla salvezza in Cristo, permette di affrontare ogni nuovo giorno con rinnovato ottimismo, poiché oggi abbiamo in Cristo la certezza di vivere su questa terra in comunione con Lui ed allo stesso tempo sappiamo che presto tornerà a prenderci, oppure noi andremo da Lui. In ogni caso, vada come vada la vita terrena, il nostro futuro è alla presenza del Signore insieme a tutti i nostri fratelli di ogni epoca.

Se analizzeremo con cura l’ottimismo “umano” ci renderemo presto conto del fatto che si tratta di un ottimismo triste, spesso squallido, quasi disperato, un ottimismo che se privato della visione divina, può culminare solo nella morte, fisica prima ed eterna e di condanna, poi.

Oltre a questo la gioia umana nel raggiungere un obiettivo è spesso legata al senso di rivalsa verso il prossimo o al bisogno di essere invidiati, rispettati, considerati ed a volte temuti.

Dal punto di vista spirituale l’obiettivo che perseguiamo implica l’amore per gli altri e non un sentimento di egoismo senza scrupoli.

Vincere delle anime per Cristo, è uno scopo il cui risultato non potrà che essere verificato in cielo il più delle volte.

L’unica realtà che ci spinge ad agire senza curarci del risultato, ma con decisione, determinazione e velocità scaturisce dalla convinzione che il Signore potrebbe tornare oggi, oppure noi potremmo essere chiamati a Lui o il nostro interlocutore potrebbe essere chiamato a rendere conto dei suoi giorni.

Il nostro ottimismo non può sorgere dalla natura dell’obiettivo, ma da una costante consapevolezza di chi siamo, dove ci troviamo e per Chi stiamo lavorando.

Per alimentare questa consapevolezza è sufficiente nell’arco della giornata, avere un momento in cui è possibile isolarsi, anche per pochi minuti, in auto, sul bus, nella passeggiata col cane, andando a fare la spesa, durante gli spostamenti o anche al bagno, e cercare di ascoltare qualche canzone di lode al Signore, fermarsi a riflettere sulla grandezza del creato e su quell’opera meravigliosa da parte di Dio, chiamata salvezza.

Dio non ci lascia senza obiettivi. Il nostro è eterno e profondo.

Conoscere Dio.

E farlo conoscere agli altri. n

Giulio Credazzi